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Vigneti in agricoltura biologica e lotta contro la tignola della vite: il metodo della confusione sessuale.

La lotta biologica per confusione sessuale come alternativa biologica per ridurre l'attacco della tignola della vite.

La tignoletta della vite è uno dei parassiti più dannosi nell'ambito della produzione vitivinicola: Come funziona la lotta biologica contro questa pericolosa specie? Cosa si intende per confusione sessuale?


I vigneti da cui provengono le uve della Cantina Berioli sono allevati interamente in agricoltura biologica a partire dall'anno 2014. Ci troviamo a Montesperello di Magione, in uno dei colli che circondano il lago Trasimeno, nella parte occidentale dell'Umbria, proprio nella denominazione Doc Colli del Trasimeno.

Per tutte le nostre varietà, sia bianche, Grechetto, Trebbiano, Chardonnay, che rosse, Merlot, Sangiovese e Cabernet Sauvignon si è scelto di portare avanti la linea dell'agricoltura sostenibile, come garanzia per il consumatore finale dei nostri vini e come tutela dell'ambiente e della natura. La scelta del biologico, certificata nelle nostre etichette a partire dall'anno 2017, ha avuto sin da subito un concreto riscontro: nei nostri vigneti si è ricreato un ecosistema in cui coesistono varie specie animali, dai più piccoli insetti e parassiti, ai più grandi volatili o mammiferi. 


Fra i parassiti che creano maggiore danno nei nostri vigneti e alla nostra uva vi è la lobesia botrana, comunemente chiamata tignoletta della vite.  Si tratta di una famiglia di lepidotteri che allo stadio larvale si sviluppano sulle infiorescenze e sugli acini, determinando perdite produttive e ripercussioni importanti sulla qualità della produzione. Le larve, lunghe circa 10 mm, alle prime età sono color ocra-nocciola con il capo scuro, poi il corpo diviene più scuro, verde-brunastro ed il capo diviene più chiaro. La farfalla, le cui dimensioni sono circa 10-12 mm di apertura alare, è di colore grigio variegato di giallo-brunastro e di colore azzurro: la livrea è intensamente marmorizzata. Le larve della prima generazione attaccano i grappolini fiorali e per tale motivo questa generazione viene chiamata “antofaga”. E se si nutrono dei singoli bottoni fiorali costruendo anche dei nidi sericei, visibili nella parte interna del grappolo. Questa generazione non è molto dannosa, sia perché il danno ai singoli fiori è sopportabile sia perché l’attacco generalmente non è mai massiccio. Ma la possibilità che da tali ferite si possa sviluppare la botrite è molto alta e il danno conseguente diventa decisamente maggiore e più grave, con uno scadimento quali-quantitativo dell’uva prodotta. Le larve della seconda generazione sono più pericolose perché si nutrono degli acini. Per tale motivo, questa generazione viene definita “carpofaga”. Infatti, le larve di questo tipo entrano negli acini e li svuotano. L’attacco è evidente in quanto gli acini avvizziscono e imbruniscono. Ad un esame più attento al microscopio si notano i fori di entrata o di uscita ed eventualmente anche le larve che si riparano in ricoveri sericei biancastri, più o meno lassi, costruiti all’interno del grappolo.

L'attività della tignoletta produce in genere due tipi di danno: la distruzione di fiori o acini (danno diretto); la muffa grigia (Botrytis cinerea) e marciume acido, favorite dalle ferite provocate dalle larve (danno indiretto). 

Per l'accoppiamento la femmina di questa specie, come avviene nel caso di molti lepidotteri, per avvicinare il maschio utilizza sostanze volatili, chiamate “feromoni”. La tignoletta femmina, dunque, quando è fertile, emette nell’aria il feromone creando una scia odorosa che attira i maschi della stessa specie che cominciano ad avvicinarsi con un volo a zig zag. Via via che la distanza va diminuendo, l’intensità del feromone aumenta dando informazioni chimiche sempre più intense e precise sull’esatta posizione del bersaglio. 
Nei vigneti della Cantina Berioli, soprattutto in quelli Spiridione e Vercanto, questo parassita viene contrastato con il sistema della confusione o disorientamento sessuale dei maschi: questa è una tecnica che impiega il feromone sessuale di sintesi ed è basata sul principio per cui in un ambiente con una elevata densità di feromone i maschi non riescono a localizzare le femmine rimanendo inibiti e più o meno inattivi. Ne risulta una diminuzione degli accoppiamenti e quindi della densità di popolazione della generazione successiva. 


Si posizionano circa 500 diffusori per ettaro, cioè delle ampolline in grado di rilasciare un quantitativo di feromone sintetico pari a 100- 150 grammi per ettaro. Questi diffusori devono essere installati una sola volta durante l’anno e l’operazione si esegue a fine marzo, prima dell’inizio del volo della tignoletta. Una quantità elevata di feromone sintetico, creando una nube uniforme che maschera le scie naturali emesse dalle femmine, porta i maschi in uno stato di confusione tale da non essere più in grado di localizzare la femmina. 


Nei nostri vigneti, qualche annata, la lotta alla tignoletta avviene anche con prodotti biotecnologici, ad esempio con formulati biologici a base di Bacillus thuringensis.  Si tratta di un insetticida bio molto selettivo, efficace sulle larve di lepidotteri nei primi stadi di vita. Agisce per ingestione, per cui deve raggiungere le larve di tignoletta prima che entrino negli acini. 


Con questi due sistemi, la confusione sessuale e l'uso dei formulati a base di Bacillus thuringensis,  riusciamo a diminuire gli accoppiamenti di questa specie, ma anche la densità di popolazione di questo parassita, senza l'uso di pesticidi.

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Certificazione vini biologici

Crediamo nella coltivazione biologica perché è sinonimo di qualità e genuinità.

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